mura di cinta La Penisola Sorrentina ha sempre costituito un polo di attrazione per le società umane dall'antichità ad oggi. Il nome della penisola è dato dal suo comune più importante ovvero sorrento il cui nome deriva dal greco Surreo e questo ci lascia intuire che fu una base delle rotte commerciali elleniche. Conquistata prima dai sanniti nel IV secolo e poi dai romani divenne una delle località di maggior rilievo turistico dell'impero romano quando l'intero Golfo di Napoli divenne luogo di riposo e ozio per i cittadini danarosi. Un esempio mirabile di villa marittima romana è ancora oggi visibile attraverso i resti della villa di Pollio Felice dove si racconta che la regina Giovanna amasse bagnarsi completamente nuda, cosa ritenuta scandalosa e che alimentò il gossip dell'epoca.

La caduta dell'impero romano e le invasioni barbariche rappresentarono un periodo di caos anche per l'intera penisola che si vide passare di mano tra goti, longobardi e bizantini fino a diventare un ducato autonomo.

La conquista di Ruggero il Normanno fece perdere a Sorrento ogni autonomia.

Attiva nei commerci e prospera, la città di Sorrento ha dovuto confrontarsi spesso con i pirati saraceni che riuscirono ad espugnarla e metterla a ferro e fuoco nel 1558. Un vero e proprio disastro da cui le popolazioni locali fecero fatica a riprendersi e che impose l'investimento di fortissime risorse per il miglioramento dell'intera struttura difensiva con interventi alle mura cittadine e la costruzione di torri di avvistamento.

Nel 1648 Sorrento si vide costretta a resistere ad un assedio di 14 mesi da parte delle armate di Giovanni Grillo durante il periodo delle rivolte antispagnole.

I soldati francesi al comando di Gioacchino Murat combatterono accanitamente con gli inglesi per non perdere le posizioni strategiche garantite dalla Penisola Sorrentina.

Con l'ottocento Sorrento diventa una destinazione di rilievo del Grand tour accogliendo i giovani eredi delle famiglie ricche europee. Inizia in questo periodo una tradizione turistica che ancora oggi rappresenta la principlae vocazione del territorio sorrentino.